martedì 19 novembre 2013

Risotto con Champagne e Capesante






Ingredienti

Per il riso
320 g di Riso Carnaroli
150 g di Champagne rosè
1 scalogno
burro leggermente salato
Olio EVO
Parmigiano grattugiato
Pepe

Per le capesante
300 g di capesante
sale
pepe
lime
olio EVO


Procedimento
Per preparare le capesante, metterle a marinare con sale, olio, pepe e la buccia di lime grattata.
In una casseruola rosolare lo scalogno e un filo d'olio, tostare il riso e sfumare con lo champagne, continuare la cottura con il brodo e mantecarlo con burro, parmigiano, pepe e qualche goccia di champagne fino a raggiungere una consistenza cremosa. Scottare le capesante in una padella antiaderente entrambi i lati.

Finitura
In un piatto porre uno stampo circolare e riempirlo di risotto. Infine completare il piatto con le capesante.

martedì 15 maggio 2012

Pizza al Taglio con pomodoro e mozzarella



Ingredienti

Per l'impasto
1 kg farina 0
500 g di acqua
100 g di latte
40 g di olio evo
30 g di lievito
25 g di sale
15 g di zucchero

Per la farcitura
600 g di pomodoro passato
8 mozzarelle (da 100g)
olio evo
q.b. sale
q.b. zucchero

Procedimento
Impastare con l'aiuto dell'impastatrice la farina con il lievito sciolto nel latte e l'olio ed aggiungere metà dell'acqua e lasciare lavorare per 10 minuti. A metà impasto aggiungere il sale, lo zucchero e la restante acqua e continuare a lavorare per altri 10 minuti facendo attenzione che l'impasto non si riscaldi. Temperatura media dell'impasto (18°-20°). Lasciare puntare l'impasto e formare della pezzatura desiderata. Preparare una placca da forno unta d'olio e adagiare dentro il panetto. Lasciare lievitare per almeno 1 ora. A lievitazione compiuta, cospargere la pizza con il pomodoro e la mozzarella preparati precedentemente ed un filo d'olio evo e cuocere in forno preriscaldato a 240° per 10 minuti e 180° per altri 10 minuti.

lunedì 2 aprile 2012

O' re de casatielle ( Il Casatiello Napoletano)


Pasqua, Gesù è risorto. Tutto è bello,
pure pecchè se mangia ‘o casatiello.
Rotunno, gruosso, grasso e sapurito,
‘o vide, e te rinasce l’appetito.
Che d’è, te ne vuò fa sulo na’ fetta?
Cu chella ce  può fa Pasqua e Pasquetta.
Salame, pepe, nzogna, acqua e  farina,
e nu’ sacco ‘e formaggio pecorino:
ce vonno pur’e cicole ‘e maiale,
ca so’ pesante, ma nun fann male.
Pe copp’o casatiello stanno ll’ova:
ma comm’o po’ capì, chi nunn’o prova?


Ingredienti

2,5 kg di farina
100 g di lievito
400 g di strutto
50 g di pepe
300 g di salame 
300 g di mortadella
300 g di ventresca
200 g di formaggio pecorino
100 g di provolone piccante
300 g di cicoli
800 g di acqua 
5 uova

Procedimento
Lavorare la farina con sale, pepe, e metà della strutto. Impastare aggiungendo gradualmente l'acqua con all'interno il lievito sciolto. Finito l'impasto far assorbire il resto dello strutto, lavorando in modo da far diventare vellutato e in modo che non si attacchi sul piano di lavoro. A questo punto aggiungere poco a poco la salumeria mista tagliata precedentemente a cubetti ed i cicoli lavorando il tutto in maniera costante e appassionata. Finito di lavorare l'impasto, lasciare puntare e dare la forma di ciambella. Adagiarlo nell'apposito stampo unto precedentemente con lo strutto, e lo si decora adagiandovi con lieve pressione 5 uova, che si andranno poi a fermare con strisce di pasta composti a forma di croce (pasta che si avrà avuto l'attenzione di lasciare da parte per questo scopo) le uova cuoceranno cosi direttamente nel forno, assumendo quel sapore particolare di "uovo arrosto".
Nella tradizione la cottura è rigorosamente nel forno a legna, ma ci accontentiamo di una cottura in forno a 180° per circa 1 ora.


La storia del casatiello



E’ Pasqua, Cristo risorge.
Era morto, ora è di nuovo vivo.
 Insieme a lui rinasce la speranza, e con lei il buonumore. E col buonumore torna pure l’appetito. Perché diciamocelo: la domenica di Pasqua si mangia bene, e abbondantemente. La Pasqua cambia data tutti gli anni, ma a tavola è sempre uguale.
A Pasqua ci nutriamo secondo la tradizione, e la tradizione si nutre di simboli. Prendiamo uno dei piatti tradizionali della Pasqua del meridione d’Italia: il casatiello. Ma prendiamone poco, perché è di una pesantezza proverbiale: “I’ che casatiello!” si dice a Napoli, parlando di una persona pedante, verbosa e noiosa.
Nella tassonomia culinaria, il casatiello appartiene alla famiglia delle torte pasquali salate. Così come il tortano. (la torta pasquale dolce più famosa è certamente la pastiera)
Il termine casatiello deriva da “caso”, che in dialetto napoletano vuol dire formaggio, e allude alla cospicua presenza al suo interno di formaggio pecorino. Tortano potrebbe derivare da torta-no, nel senso che non è una torta, ma è molto di più. Ma questa origine non convince.  
Tortano e casatiello hanno lo stesso impasto: farina, lievito, acqua, sale, pepe,  sugna (in italiano strutto), uova sode, salame, formaggio e ciccoli (ciccioli) di maiale.
Le varianti sono numerose: regionali, locali, e familiari. C’è chi, invece del (o insieme al) salame  nell’impasto ci mette mortadella a dadini, o prosciutto cotto. Quanto ai formaggi, fondamentale è il pecorino romano, in dosi generose. Ad esso si aggiunge spesso una piccola percentuale di parmigiano, e c’è chi si spinge fino al provolone semipiccante, e/o all’emmental.
Per un piatto così legato alla Pasqua, e dunque alla tradizione cristiana, fa un certo effetto rendersi conto che i suoi ingredienti rispondono ad una simbologia  pagana, molto precedente a Cristo: a cominciare dal già evocato pecorino. Il formaggio pecorino si fa con il latte di pecora. Di cui si nutre il piccolo della pecora: l’agnello. Orbene, nei riti pagani collegati alla resurrezione primaverile della natura dopo la “morte” invernale venivano sacrificati degli agnelli. Con la a maiuscola, l’Agnello è il simbolo dell’innocenza: della creatura pura e candida. Per questo gli Ebrei lo offrivano in sacrificio durante la Pasqua. E chi – nella visione cristiana – è più innocente di Cristo, l’Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo?
In tutto l’Occidente, l’agnello  pasquale che trionfa e sorregge la bandiera della vittoria sulla morte rappresenta la Resurrezione, tanto da essere impiegato come amuleto dopo essere stato modellato con cera benedetta. 
E’ chiaro dunque perché è il pecorino, il formaggio che si deve mettere nel casatiello e nel tortano? Se non ce lo mettete, cambia tutto il senso del casatiello (e pure il sapore, che a parte ogni discorso, col pecorino è tutta un’altra cosa…)   Altro ingrediente, altra storia: i ciccioli, o cicoli, come dicono i napoletani. I ciccioli sono i residui della lavorazione (fusione) del grasso del  maiale: lo strutto, “’a nzogna” dei partenopei.
I ciccioli si presentano come  pezzetti irregolari di carne, di color nocciola,  molto ricchi di grasso, e quindi saporitissimi.  Rimandano anch’essi a un rito antichissimo, antecedente all’era cristiana: l’uccisione sacrificale del maiale, simbolo di fecondità e di benessere. E il benessere effettivamente lo portava nelle case, il maiale, con tutto il ben di Dio che metteva sulle tavole dei contadini. La gratitudine non è uno dei sentimenti umani più frequentati, e il maiale lo sa: lui sfama l’uomo, e l’uomo lo infama. Facevano così anche i cristiani, per i quali il porco era il simbolo dell’ingordigia e dell’ignoranza: ma curiosamente, in epoche precedenti, il maiale era collegato alla rinascita. Nell’antico Egitto la scrofa che divora i suoi piccoli rappresentava infatti Nut, la Dea del cielo, i cui figli (le stelle) muoiono al mattino per rinascere la sera.     
Il tortano e il casatiello si fanno con la farina. Come il pane: il Cibo per eccellenza, che resta tale quando, oltre che entrare nella bocca, ne esce diventando linguaggio: “nell’espressione “guadagnarsi il pane”, quest’ultimo simboleggia qualsiasi forma di sostentamento e di alimento. Prima di diventare il Simbolo del Re dei Re, cioè di Cristo nell’ostia consacrata, il Pane era - ed è - il Re dei Cibi.
Poi ci sono le uova. L’Uovo è il simbolo del seme primordiale dal quale in seguito nasce il mondo. Come totalità racchiusa in un guscio, indica la Creazione già prefigurata fin dall’inizio.
I cristiani paragonavano Gesù, che risorge dal sepolcro, al pulcino, che esce dal suo guscio. E quando risorge Gesù? A Pasqua! Ecco spiegato il significato dell’uovo di Pasqua, presente in moltissime culture.
Perciò, nel periodo di Pasqua uova come se piovesse (ma meglio di no, specialmente a Pasquetta, c’è la gita fuori porta). Ci sono le uova decorate, le uova di cioccolato, e le uova messe dentro i dolci e le torte: a Napoli, nella pastiera e nella colomba, ma pure -e qui il cerchio si chiude- nel casatiello e nel tortano.
Oltre alla sostanza (piuttosto sostanziosa, a quanto pare), tortano e casatiello hanno in comune  la forma. A ciambella, vuota al centro.
Questa forma ha un significato ben preciso (perché ormai è chiaro: in questi cibi dei giorni di festa niente è lasciato al caso, e figuriamoci al casatiello): la ciambella ha la forma della corona di spine di Gesù Cristo. E’ così che, mangiandola, ci si ricorda, senza averne consapevolezza, ma a livello profondo, del calvario del Salvatore: e si lenisce la (sua e nostra) sofferenza  “distruggendo”, col mangiarla, una delle sue cause: la terribile corona di spine, appunto.
Ma benché uguali per contenuto (l’impasto è sostanzialmente il medesimo), e per forma (a ciambella),  tortano e casatiello non sono sinonimi.
No. Il casatiello ha qualcosa in più rispetto al tortano. Oltre ad avere le uova sode dentro l’impasto, ce le ha pure fuori: quattro o più, complete di guscio, incastonate nella ciambella. Ma non completamente affondate in essa, in modo che la loro parte superiore rimanga visibile.
Il tortano (in cui le uova sode, tagliate a spicchi, si trovano solo nell’impasto) è in realtà più antico del casatiello. Che ne rappresenta un’evoluzione.
Un bel giorno dev’essere accaduto che uno di quei fornai che   preparavano i tortani, per renderli più appetitosi, abbia provato a incastrarvi dentro delle uova crude, e intere. Una volta tolto dal forno questa specie di supertortano (forse una volta sola non bastò, e ci vollero più tentativi), si accorse che le uova, al di sotto del guscio, erano diventate sode. E avevano preso un particolarissimo sapore, a causa dell’impasto in cui si trovavano immerse.
Era nato così il casatiello, che incontrò subito molta fortuna. Perché soddisfa il palato, e l’occhio. E pure la sensibilità religiosa: al di sopra di ciascun uovo inserito nella ciambella venivano infatti sistemate due striscioline di pasta perpendicolari tra loro.  A scopo puramente  ornamentale? Ovviamente no: le due strisce ortogonali di pasta non sono altro che la rappresentazione della Croce. 
Lasciando da parte i simboli, il casatiello è davvero bello a vedersi: un alto ciambellone dorato, dalle cui pareti ambrate emergono a tratti i cicoli, e  sulla cui superficie occhieggiano le uova sode ancora serrate nella corazza del  guscio.
L’operazione di sgusciamento delle uova incastonate è delicata: occorre infatti separare con cautela i frammenti del guscio dal soffocante abbraccio della pasta, che a cottura ultimata vi aderisce fortemente.         
Nato come gustosa variante del tortano, il casatiello ha un pò per volta perso terreno: per praticità e rapidità, le massaie hanno preferito limitarsi alla preparazione del  tortano, che già da sola non è uno scherzo.
Ma il tempo è sempre galantuomo, anche quando non c’è. E’ stata proprio la sua mancanza a  far tornare in auge il casatiello. E’ accaduto perché oggi ormai nelle case non c’è il tempo neppure per fare il tortano. A questo punto, chi lo vuole deve andarselo a comprare. E allora, perché non prendere il casatiello, con quelle belle uova tra il sodo e l’arrostito, che fanno tanto Pasqua?
I fornai più avvertiti lo hanno capito benissimo, e hanno deciso di non mettersi più dalla parte del tortano. Così sono passati dalla parte del casatiello, che infatti oggi si vende di nuovo come il pane. 

venerdì 24 febbraio 2012

Croissant Sfogliato



Ingredienti

1 kg di farina
60 g di lievito di birra
200 g di zucchero
20 g di malto
50 g di latte in polvere
100 g di burro
300 g di uova intere
200 g di acqua
18 g di sale
1 bacca di vaniglia
650 g di burro per sfogliatura

Procedimento
Impastare tutti gli ingredienti, con 3/4 d'acqua, la rimanenza servirà per ultimare l'impasto, ottenendo cosi una pasta liscia, omogenea e sostenuta.
Ad impasto ultimato, mettere la pasta su delle assi o teglie da lavoro e lasciare lievitare fino a triplicare il volume iniziale. Il tempo sarà di 3 o 4 ore come minimo e la pasta non deve ricadere per eccesso di fermentazione: questo è negativo.
Per razionalizzare il lavoro e renderlo più produttivo, si può lasciare lievitare l'impasto anche tutta la notte, certamente dosando il lievito in quantità inferiori o posizionandolo in frigorifero a temperature da 0 a +4°C.
A parte impastare il burro come per la sfoglia con 300 g di farina per 1 kg di burro. La quantità ideale del burro è il 25% sul peso della pasta. Stendere dando una tirata unica, piegata in 4: vale a dire a forma di libro. Tagliare i bordi, dove vi sarà un eccesso di pasta e recuperarla mettendola nell'interno dello stesso pastello, stenderla ad uno spessore di circa 4-5 millimetri. Tagliare a triangolo con una base di circa 10-12 cm, avvolgere morbidamente e mettere a lievitare a 26°, cercando di non far prendere la crosta al croissant, coprire il carrello o la placca con un cellophane, lucidare con uovo, cuocere a 200° per 15 minuti a valvola chiusa. E' importante conoscere che il segnalatore di calore del forno può variare da forno a forno e, per una buona riuscita di questo prodotto, la temperatura esatta di cottura è fondamentale. Caratteristica: croccante, con la mollica leggermente cordosa.

mercoledì 22 febbraio 2012

La Pasta Frolla Salata



Ingredienti

1 kg di farina
100 g di amido di mais
200 g di uova
120 g di rossi d'uovo
200 g di formaggio grana grattugiato
120 g di pinoli o mandorle macinate a farina
600 g di burro
30 g di sale

Procedimento
Impastare come per una normale pasta frolla, cioè lavorar bene il burro reso morbido con le uova e il sale, quindi incorporare le farine lavorando soltanto per il tempo necessario ad amalgamare tutti gli ingredienti. Lasciare in frigo per alcune ore prima dell'uso. E' bene usarla nello spazio di 3 giorni. Si può aromatizzare con pepe, paprika, peperoncino, ecc.